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Nel cuore di NeoCity, dove il cielo è sempre buio e la luce viene solo dai grattacieli-pubblicità, viveva una giovane streamer che tutti conoscevano come @_bNeve.
Il suo vero nome era stato dimenticato nel tempo, ma i suoi video, in cui parlava di gentilezza, nostalgia e sogni, erano seguiti da milioni di follower.
Ogni mattina, camminava per i distretti digitali della città,
registrando clip per i suoi fan e parlando con la gente vera, quella che non viveva solo nei visori.
Un giorno, mentre attraversava il blocco F47–SubUrban, venne avvicinata da una figura incappucciata e tremante, che le porse una mela luminosa in una confezione smartfood.
— È una promo, dolcezza. La prima è gratuita — disse la vecchia, firmandosi come @nonnareal100.
— Sembra buonissima, ma non accetto regali da sconosciuti — disse @_bNeve, sorridendo.
— Oh, ma io ti seguo da sempre, sei la mia ispirazione… Solo un morso. È vegan, senza virus.
Con un po’ di esitazione, @_bNeve addentò la mela… e si accasciò al suolo. La trasmissione si interruppe.
La vecchia rise, digitò una stringa sul polso-coder e si trasformò in @Gr1mQueen: ex influencer di bellezza caduta nell’oblio, dimenticata dai nuovi algoritmi, accecata dalla fama passata.
@_bNeve giaceva a terra, con lo sguardo fisso sul cielo artificiale.
Più tardi, passando su una moto-dronata, @FloR1anX, figlio del CEO di MetaGlobe, vide il corpo a terra. Scese, la guardò, pensò che fosse una performance glitchata.
Le diede un bacio per scherzo — gesto romantico nostalgico in voga su TikSteam.
Ma proprio allora, il residuo del biochip nascosto nella mela si attivò, liberando la tossina definitiva. E @_bNeve… morì.
@Gr1mQueen guadagnò 6 milioni di follower quella notte.
E tornò ad essere, per gli specchi digitali del reame…
la più bella,
la più virale.